[di Alessandro Milanese]
Una curiosità. Anche a voi capita, quando leggete una antologia, di segnare (matita o biro non è importante) con una piccola x i racconti che vi colpiscono di più? Se capita anche a voi, sapete bene che il segno a fianco all’autore che vi ha rapito nelle 5/10/20/50 pagine serve a non dimenticarsi quel cognome mai sentito, o a recuperare nei giorni seguenti ogni suo libro pubblicato. Beh, a me è successa una cosa singolare pochi giorni fa. Riprendo in mano alcune delle antologie preferite di questi anni (avete presente quando non sapete che diavolo leggere e andate alla ricerca di qualche racconto breve per rendere meno amara la pausa pranzo) e noto che c’è un nome, uno solo, che è sottolineato in tutti i volumi. Judy Budnitz.
In:
Burned childrens of america (i giorni del cane)
United stories of america (la segnalazione)
non vogliamo male a nessuno (lo sciaquone)
Su ognuno di questi libri (non casualmente) di Minimum fax il racconto di Judy Budnitz è tra i migliori, se non il migliore in assoluto. E valutando bene la caratura dei nomi che la accompagnano (Wallace, Eggers, Moody, Euganedies, Lypstite etc etc) non è cosa da poco, anzi. Judy (siamo coetanei, mi permetto di chiamarla Judy) è del 1973, ha pubblicato negli states su tutte le migliori riviste e ha al suo attivo un romanzo (if i told you once) e due raccolte di racconti (nice big american baby – flying leap) e incredibilmente, ripeto, incredibilmente, non è mai stata tradotta, ne pubblicata in Italia. A questo punto lancio una preghiera (in ginocchio sui ceci) a chiunque abbia una casa editrice, o a chiunque abbia una tale conoscenza dell’inglese da poter tradurre i suoi racconti. Vi prego, fate in modo che io (ed altri ignoranti in lingue straniere) possa leggere altri racconti come lo splendido Dog days (i giorni del cane). Una storia che comincia così: L’uomo col vestito da cane mugola fuori dalla porta…
Si, un uomo che si crede un cane in tutto per tutto, che diventa l’unico compagno di una bimba immersa in un mondo malato che sta rotolando verso una fine incomprensibile. Un mondo pieno di tutte le nostre peggiori paure, la guerra, la dittatura, la crisi energetica, in cui tutti stanno lentamente perdendo il contatto con la realtà e la fede in un futuro. Dove i maschi sono rancorosi e inutilmente forti. Le donne sottomesse e sognatrici. E le bambine sono costrette ad accarezzare un essere umano con un costume da cane sporco e puzzolente per avere un minimo di affetto, un minimo di attenzione. La figura di Prince (nome affibbiato dalla protagonista e voce narrante) è struggente, toccante, irreale ma assolutamente convincente. La scrittura è precisa, secca, minimale ma caldissima. Il finale è un calcio nei coglioni che non si può parare, un colpo che arriva e fa parecchi danni, anche se si è preparati al peggio. Una grandiosa ecatombe di emozioni, dove gli uomini si trasformano in bestie feroci e l’unico animale difende fino all’ultimo la sua posizione privilegiata di eroe senza macchia, non rinnegando il suo liso vestito da cane. Un accorato appello. Qualcuno regali Judy Budnitz ai lettori italiani.
Count me in about the translation thing.
Una casa editrice (purtroppo) non ce l’ho, ma se qualcuno mi fa avere i racconti aggratis, prima me li sbafo, poi li rendo tradotti.
Ma solo se piace pure a me, eh ? 😉
si contatti Judy e si diano i racconti ad Al, per la traduzione!
🙂
e.
postato il link con il pezzo ad un pò di contatti,
case editrici comprese.
non servirà a molto, ma ci ho provato.
albert1,
davvero se recuperassimo i racconti avresti voglia di tradurli?
sarebbe bellissimo.
in tal caso andrei immediatamente ad ordinare i libri in lingua original…
ale
Ale,
“avrei voglia” è l’espressione giusta.
Non lo faccio per lavoro ma per diletto, e non garantisco sui tempi. Anche perchè da malato mentale quale sono mi dovrò prima leggere tutti i racconti per entrare nel modo di scrivere dell’autrice, e solo poi passare alla traduzione.
Ma online non si trova niente ?
i tempi non sono un problema…. vai tranqui.
nel mentre ho ordinato un libro in lingua…
preparati a ricevere delle fotocopie…
🙂
grazie,ale
OK: l’identità collettiva MRT è in possesso di un mio indirizzo e-mail, puoi contattarmi lì quando vuoi.
Arbe’! detta così è inquietante…
sembra che questa identità collettiva sia in possesso di chissà quali segreti 🙂
e.
anch’io!
anch’io!
anch’io!
Ah.
Ma MRT *è* in possesso di chissà quali segreti.
MRT può vedere il mio (“un”mio) indirizzo valido, MRT può vedere il mio IP, volendo MRT potrebbe anche sapere dove sono fisicamente collocato nello spazio (senza nemmeno sforzarsi troppo). Voglio dì, MRT potrebbe anche sapere come sono fatto sotto il pannolenci verde ranocchio.
Insomma, te pare niente, Enrì ?
Voglio dire, per un’entità offuscata ed eterea come il sottoscritto ?
questo Albert sa troppo.
non è così ingenuo come pensavamo.
dovremo occuparcene al più presto, maledizione.
eppure – enpi – avevamo giurato che quella ad Albuquerque sarebbe stata l’ultima volta…
Se è per questo, so anche più di quanto non crediate che io sappia, anche pensando di sapere che sapete più di quanto io non creda.
Ed è tutto al sicuro, pronto ad uscire fuori in almeno 4 modalità diverse se non dò notizie di me secondo la cadenza ed i modi stabiliti (che ovviamente non vi sto a raccontare).
Quindi, non vi date troppa cura… eheheheheh… 🙂
[sì, quello lì. sì, quello con l’auto d’epoca.
e non fate rumore!]
…mettetemi il sale sulla codaaaaaa…..
Lovely. Great site.
scusate il ritardo, ma… guardate che alet ha comprato i diritti un bel po’ di tempo fa. Nice big American baby esce finalmente a ottobre…
Ciao per fortuna Alet edizione una interessantissima casa editrice di Padova ha pubblicato “L’odore afrodisiaco del cloro” pubblicherà il primo romanzo (finalista all’Orage Prize) “If I told you once” e poi il nuovo libro che sta scrivendo…niente male no?! Suggerisco a tutti di vedere il catalogo Alet davvero sorprendente per i lettori italiani orfani di una certa letteratura americana.
eh eh…