CAPITOLO II
LE SORGENTI TERMALI.
Per i pensionati e per i babyschiavi, per i dee jay e per le casalinghe, per i poveri impiegati e per i manager aziendali: per chi vuole liberarsi dall’angoscia quotidiana, la città di Oik è la meta ideale. Lo sappiamo bene io e il coraggioso fotografo Menecacci, che, per riaverci dalle nostre disavventure legaiole, andiamo a prendere il gelato vicino agli impianti termali (lui una coppetta crema, fiordilatte e civetta delle nevi; io un cono fragola, frutti di bosco e berretto da garibaldino). Lapteggiando, ci accorgiamo che la pioggia dei leghisti non è poi così nefasta: nel parco delle terme, è caduta sui prati e li ha rinverditi; poi si è riacceso il sole e davanti ai nostri occhi, spalancati al gusto godurioso dell’ice-cream, è esploso un mondo caldo di fruscii e anguillamenti primaverili. Come ebetiti, andiamo a passeggiare oltre quel mostro rugginoso che è il neo centro congressi in costruzione: entriamo nel parco pieno di sorrisi middle class, ravvolti dentro bianchi accappatoi.
Città insignificante di un pianeta insignificante nelle plaghe inesplorate della fine fuorimoda del braccio spirale occidentale della Galassia, Oik ha tuttavia alle spalle (può avere delle spalle, una città? In buona fine no, ma andiamo avanti), ha alle spalle, dicevo, tuttavia, una lunghissima tradizione termale, che rimonta ai romani terminator e raggiratori, e accelera nel basso Medioevo. Le prime idee di sfruttamento commerciale delle sorgenti di acqua sulfurea, dai poteri terapici naturaliter sbalorditivi, vennero già nel 1480 al cardinale Teodoro, fratello del Marchese di Monferrato, che portò avanti per un po’ (con un certo successo) un commercio cash and carry di bottiglie di acqua calda, ma il periodo di maggiore sviluppo si ebbe nel Cinquecento, quando Umanesimo e Rinascimento avevano ormai sconfitto la vecchia visione medievale per la quale il Brufen poteva guarire i dolori di schiena. Nel 1687, la frana del monte Stregone – abracadabra! – distrusse gli stabilimenti, ma il Duca di Mantova ostinato li fece ricostruire con i finanziamenti a fondo perduto della Regione, dando vita all’impianto che io e il Menecacci ammiriamo oggi nel parco in germogliazione.
L’architetto Scapitta progettò la struttura, circonvoluta intorno al lago delle sorgenti termali, e realizzata con obliqui criteri architettonici, all’epoca rivoluzionari. A fine Settecento poi si fece lo stabilimento militare, risucchiato nove anni fa in una dimensione parallela, mentre nel 1847, per volontà del Re, fu costruito l’Albergo dei Poveri, raso al suolo intorno al Duemila da una banda di liceali su di giri. E finalmente, sempre per volontà del Re, fu costruito il ponte che ancora oggi lega l’hinterland delle Antiche Terme alla fascia termale cittadina (il ponte, lo si è visto, è ancora saldo).
Dopo anni opachi e minacciati dall’incubo chiusura, oggi l’impianto delle Antiche Terme ha avuto un restyling scacciacrisi: nella struttura rimodernata, ha preso marmo una nuova piscina termale; gli uomini ultrachic in accappatoio sono qui per farci un bagno e, faute de mieux, unirsi a loro non sarebbe male. Io e il fotografo Menecacci però sinceramente non abbiamo tanti soldi, e così abbiamo deciso che entriamo senza pagare.
😀
IO PRIMA O POI A OIK VOGLIO VENIRCI!
sempre bello leggerti lettore
@ lecoincidenze
Dai! Se vieni, ti farò da cicerone!